Molti dei ‘teatrini’ di Laura Fo sono collegati a temi letterari.
Nel minuscolo spazio, ora va in scena un incantato momento di Il Giardino dei ciliegi di Čechov, ora invece un istante-simbolo dell’universo di un poeta. Il punto di fuga di queste fantastiche rêveries è per lo più una finestra. Questo ritaglio di mondo possiede in sé la virtù di isolare, incorniciandolo, ciò che più conta nello sguardo di un uomo.
Così Gozzano, Montale, Penna, Ripellino, Pessoa o Anna Achmatova possono rivivere per il tramite di pochi oggetti, pochi frammenti di ciò che un giorno cadde sotto i loro occhi, assumendo un’importanza emblematica e affettiva tale da trasformarsi, attraverso i vetri dei versi, nel loro punto di vista sul mondo
Alessandro Fo
Della nostra comune incongruenza
Liberamente tratto da “Il libro dell’inquietudine” di Fernando Pessoa
Adattamento e regia di Laura Fo
Musiche a cura di Stefano Caprioli
Immagini scelte da Laura Fo
Animazioni e montaggio Marco Ras
“Tutti hanno come me, un cuore esaltato e triste. Li conosco bene: alcuni sono commessi, altri sono impiegati di concetto, altri piccoli commercianti; altri sono i vincitori da caffè o da bettola. Ma tutti, poveretti, sono poeti, e portano davanti ai miei occhi, come io porto davanti ai loro, la stessa miseria della nostra comune incongruenza. Hanno tutti, come me, il futuro nel passato”.
“In queste mie impressioni senza nesso, né desiderio di nesso, narro indifferentemente la mia biografia senza fatti, la mia storia senza vita. Sono le mie confessioni e se in esse non dico nulla, è perché non ho nulla da dire. Faccio paesaggi con ciò che sento. Se scrivo ciò che sento è perché in tal modo diminuisco la febbre del sentire.”
“Faccio paesaggi con ciò che sento”. Ecco la chiave del ‘metodo’ di Bernardo Soares. Tento dunque di dipingere, come Bernardo Soares, paesaggi tramite le mie sensazioni, sfruttando le risorse della odierna tecnologia. Nel caso del Libro dell’inquietudine, fin dal primo momento mi è sembrato che il mezzo privilegiato per evocare il passo onirico e la sostanza metafisica di questo personaggio fosse l’animazione per immagini. Lo straniamento fantastico e il sapore di fiaba infantile che vi ineriscono mi sono sembrati il sentiero ideale per raggiungere il cuore di un personaggio allo stesso tempo fittizio e autentico, idiosincratico e universale che, come lui stesso racconta, mentre proietta il futuro nel passato, vive il presente in un continuo doloroso sentire.
Teatro Immaginario – mostra dell’artista Laura Fo – Intervista