La scatola magica 

Teatro, teatro e ancora teatro. Il teatro come illusione, fonte di ispirazione e come impegno, lavoro e costruzione di un’idea, diventa lo sfogo pirotecnico di un’artista che di questa arte ha fatto la propria ragione di vita. La fantasmagoria, ma anche la grande conoscenza letteraria che si sprigiona dall’opera di Laura Fo, impreziosiscono la forma del collage e propongono il suo estro dentro una scatola magica da cui far scaturire, come dal cappello di un prestigiatore, un’esplosione di conigli, uccelli, palline, vestiti e fazzoletti colorati. Collage, lavoro certosino del tagliare e incollare, come affastellarsi di immagini ricomposte miste a inserimenti di pittura e disegno, ma anche come impaginazione e sovrapposizione di idee e pensieri che inizialmente sembrano disporsi alla rinfusa, per poi, come in un big-bang cosmico, riunirsi a formare grumi e formazioni dal significato multiplo ma preciso ed evidente nell’esposizione.

Nasce nella Fo inizialmente come un gioco, ma si tramuta poi pian piano in studio sistematico e ricerca instancabile della composizione architettonica ideale. Uccelliere  che racchiudono volatili dai piumaggi variopinti, girandole di luci, una giostra di animali, colori, omini, figure e apparizioni dentro un Luna-Park dell’immaginario. Le gabbie, le scale, le colonne di un tempio, tutto quanto serve ad inquadrare la costruzione, ove la struttura compositiva indirizza anche verso interpretazioni “altre”, forse ardite, ma che esprimono il bisogno di una uscita dall’ovvio, di evasioni verso dimensioni sconosciute dove l’uomo possa scrollarsi di dosso le restrizioni e i legami che attengono al suo essere terreno, come un acrobatico esercizio mentale all’interno di un circo stellare.

Emblematica la figura di  Pegaso, il cavallo alato, che da un tunnel claustrofobico prende lo slancio per spiccare il volo e librarsi (Contorni lunari), in sospensione e dalla cui figura nasce tutto un ciclo di opere (Teatrino con uccelli).

In fondo il teatro come scatola magica, oppure anche una Lanterna magica dalle mille sfaccettature, un turbinio di azioni, sentimenti e movimenti dell’animo umano, microcosmo di storie, formicaio dove il brulichio minuto e l’agitarsi continuo delle figurine, maschera e nasconde un’angoscia di fondo, quasi un Festino della peste.

Il teatrino a volte è illuminato da flebili luci che sembrano richiamare le luminarie con le candele di cera che rischiaravano con riverberi e baluginii le azioni sceniche dei teatri all’italiana dei secoli passati, lasciando ampi margini agli spazi bui e nascosti del fondo, all’ombra, alle visioni sghembe e quindi ad apparenze e illusioni notturne di ambigua decifrazione.

Il tripudio visivo, la festa barocca richiamano la strabordante ricchezza di forme che aveva la parola di Angelo Maria Ripellino, nei cui confronti la Fo non disdegna di ammettere una grande ammirazione e alla cui figura ha tra l’altro dedicato uno spettacolo e un intero ciclo di opere. Ma Ripelllino, Pessoa o la Achmatova (di cui molto si è interessata l’artista), altro non sono se non il puro e semplice punto di partenza, il trampolino da cui slittare per tangenti del tutto personali, utilizzando la poetica di partenza soltanto come un pretesto, un interlocutore con cui interagire sfruttando tutta la propria fantasia, come variegato contrappunto su una base musicale di fondo prefissata.

Musica e Poesia, Teatro e Letteratura, passano attraverso la rielaborazione di Laura Fo dalla pagina scritta, dal suono e dalla parola ad una visibilità piena e ultradimensionale, che allarga gli orizzonti e sprigiona sensazioni che denotano nell’artista padronanza del mezzo e una capacità di comunicazione diversa, che arriva contemporaneamente al cuore, agli occhi, alla mente e fino in fondo all’anima, dove trova motivazioni per un approfondimento tematico più consapevole da parte di chi guarda. Perché, certo, ogni pezzo ha una sua storia ed è una storia, un racconto che spiega e rielabora, che motiva origini e motivazioni, punti di partenza, segni e indicazioni d’arrivo come puntini sulla mappa di un tesoro.

L’origine colta appare evidente in tutta l’opera dell’artista, che unisce lo stupore dei teatri barocchi (Teatro nel teatro/Teatrino con uccelli) alla intromissione nel nucleo narrativo di A.M.Ripellino e F. Pessoa, facendone propria l’ispirazione di fondo (La poesia di Ripellino verticale, Dalla finestra di B.Soares 1-2).

Gli spaccati della casa museo dell’architetto inglese John Soane (Bestiario,Teatro museo, Carnevale barocco, In maschera, Volando  ) si accodano alle scale infinite e metafisiche di George Aitchison (Per le scale), che fornisce tra l’altro anche le cornici e i fondali per l’inserimento dei quadri di Burne Jones (I giorni della creazione); e comunque la struttura stessa del teatrino altro non è se non lo sguardo voglioso dal buco di una serratura, la visione voyeristica verso un mondo sognato o anche solo immaginato di un frequentatore di spettacoli teatrali (Il giardino dei ciliegi), oppure di un accanito lettore di narrativa dell’800 (Stanza verde, Stanza rosa, Romantico,Dolce far niente ).

Gianfranco Evangelista


The Magic Box 

Theatre, Theatre and Theatre again. Theatre, as an illusion and as a source of inspiration, as commitment, work and construction of an idea, becomes the pyrotechnical vent of an artist who has made, of this art, a reason to live. The phantasmagoria and the literary knowledge that Laura Fo’s art conveys enrich the collage medium and reveal her skill within a magic box from which, as from the hat of an illusionist, an explosion of rabbits, birds, balls, clothes and colourful tissues appear. Her collages are the result of a detailed copy and paste work, of a crowding of recomposed images mixed with drawings and paints, but also of a superimposition and cataloguing of ideas and thoughts that, at the beginning, appear to be chaotically placing themselves on the paper, but then, as in a cosmic big-bang, unite to form clusters and formations of multiple but clear and evident meaning.

For Laura Fo, this begins as a game, but then becomes systematic study and keen research of the ideal architectonic composition. Cages that contain birds with colourful plumes, light circles, an animal rollercoaster, colours, small men, figures and apparitions within an amusement park of the imaginary… The cages, the stairs, a temple’s columns, all this is needed to frame the artist’s construction, and the compositional structure reveals the need to go beyond what is obvious, to flee into unknown dimensions where man can get rid of restrictions and earthly constraints, as a kind of mental acrobatic exercise within a stellar circus.

Pegasus, the flying horse, is emblematic – he leaves a claustrophopic tunnel to jump high and fly (in ‘Lunar Contours’), and from his suspended figure a while cycle of art work is born (‘Small Theatre with Birds’).

This is theatre intended as a magic box, or even as a ‘Magic Lantern’ with thousands of tonalities, actions, feelings and movements of the human soul; it is a microcosm full of stories, where the minute busy life of small figures hides a fundamental angst, as if this were, almost, a ‘Plague Carousel’.

Sometimes the theatre is lit by tenuous lights resembling the wax candles that enlightened, with reflections and shades, the scenic actions of Italian-style theatres in the past centuries, leaving room for dark and hidden spaces, for shadows, for distorted visions and thus nocturnal appearances and illusions difficult to interpret.

The wealth of visual stimuli, the baroque festiveness of Laura’s work remind us of Angelo Maria Ripellino’s words, with the wealth of forms they possessed. Laura Fo greatly admires Ripellino, to whom she devoted a show and a whole cycle of artistic work.

However, Ripellino, Pessoa or Achmatova, for whom the artist has great interest, are simply a starting point, a trampoline from which she departs along paths that are fully personal. Laura Fo uses the starting poetic approach almost as an excuse, an interlocutor with whom she can interact by exploiting her imagination, as if it were a ‘contrappunto’ on a background musical base.

Music and Poetry, Theatre and Literature, through Laura Fo’s reinterpretation are transferred from the written page, from the sound and the word, to a full and ultra-dimensional visibility, which broadens horizons and lets out a wealth of feelings. This signals the artist’s competence and an ability to communicate differently, one that reaches at the same time the heart, the eyes, the mind and the very bottom of one’s soul, where it finds reasons for a more aware understanding on the part of the audience. Every piece has its story and is a story, a tale that explains and re-interprets, that gives reason to reasons, starting points, signs and arrival instructions as if these were dots on a treasure map.

The scholarly origin is evident in all the artist’s work, which mixes the baroque theatre’s sense of wonder (‘Theatre in the theatre’ / ‘Small theatre with birds’) and the narrative core of Ripellino and Pessoa, appropriating their ultimate inspiration (‘The vertical poetry of Ripellino’ / ‘From the window of B. Soares 1-2’).

Images from the museum home of the English architect John Soane (‘Bestiario’, ‘Museum Theatre’, ‘Baroque Carnival’, ‘Masques’, ‘Flying’) are joined with the infinite and metaphysical stairs of George Aitchison (‘On the stairs’), who also provides frames and backgrounds for Burne Jones’ paintings (‘The days of creation’). The structure itself of the artist’s small theatre is, in effect, the keen peeping through a keyhole, the voyeuristic vision of a world, dreamed of or even just imagined, dear to a theatre’s lover (‘The cherry tree garden’) or to a keen reader of 19th century novels (‘Green room’, ‘Pink room’, ‘Romantic’, ‘Sweet rest’).

Gianfranco Evangelista